13. La lettera di un assassino

La mia storia mi precede.

Ciò che sono stato, ciò che ho vissuto, ciò che ho fatto, per voi tutto questo viene prima di me e di quello che sono oggi.

Lo so che ho ucciso. Lo so che ho riso. Lo so che ho vissuto in modo sconsiderato. Ma poi ho pagato. Ho pagato con la prigione. Ho pagato con le mie lacrime di pentimento. Ho pagato con la solitudine. Ho pagato e continuo a pagare anche oggi.

Non finirò mai di pagare, anche se non sono più la stessa persona che ha vissuto quello che ha vissuto, anche se non sono più la stessa persona che ha commesso quello che ha commesso.

Dopo aver capito quanto fosse grave quello che avevo fatto, ho cominciato a vivere onestamente, a fare del bene per quanto mi fosse concesso.

Ma voi, quando mi vedete o quando sentite parlare di me, mi giudicate: pensate ancora a fatti successi tanti anni prima, non rendendovi conto che chi avete di fronte è diverso da chi tanti anni prima ha commesso l’atrocità più grande che un essere umano potesse commettere. No, io non sono più quella persona. Per lo Stato italiano, sono libero: ho scontato la mia pena.

Ma voi – voi che andate in chiesa a pregare e poi commettete gli atti più osceni che si possano immaginare -, voi pensate che io non debba mai e poi mai avere pace, fino al mio ultimo giorno di vita. Fine pena, mai. Questa è la vostra sentenza per il mio vissuto personale.

Ma io non sono più la mia storia.

La mia storia è stata raccontata. Dagli altri. Da voi. Persino da me. In modi sempre diversi. Ognuno di voi – e anch’io – l’ha interpretata come meglio credeva. C’è chi ha pensato che fossi un mostro e che continuerò a esserlo.  Qualcuno di voi mi ha persino detto che sono stato coraggioso a fare quello che ho fatto e che lo avrebbe fatto anche lui se avesse avuto un pizzico del mio coraggio. E c’è chi, quando mi guarda, pensa subito al mio passato, senza rendersi conto di tutte le cose belle che sono in grado di fare e vivere oggi. Io la mia storia l’ho cambiata. Cambiate la vostra, ora.

Anzi, dimenticatevi proprio della mia storia.

Dimenticate chi ero. Perché non lo sono più.

Lasciatemi vivere in pace ciò che resta dei miei giorni.

Vivete la vostra, di storia. E cambiatela, finché siete in tempo.

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