09. Qual è il senso?

Qual è il senso della vita? È forse vivere e imparare quello che c’è da imparare? Potrebbe, ma cosa dovremmo imparare?

Quello che ci fa diventare delle persone migliori. Non migliori degli altri. Ma migliori di noi stessi, migliori di come eravamo prima di ora. E come possiamo farlo? Ridendo, gioendo, ma anche soffrendo quando ci sembra di non poter controllare nulla se non il nostro modo di reagire. Se potessimo scegliere se essere il martello o quello che c’è tra l’incudine e il martello, cosa sceglieremmo di essere? Molti di noi sceglierebbero di essere il martello e niente altro. Perché il martello è quello che colpisce. Il resto è quello che subisce. In altre parole, vorremmo essere causa e non effetto della vita. Vorremmo viverla, appunto. Sì, ma come?

Con la gratitudine per tutto ciò che abbiamo, per tutto ciò che siamo e per tutto ciò che diventiamo ogni giorno.

Non è scontato ciò che siamo. Il solo fatto di essere e di esistere vale tanto, per noi e per chi tiene a noi.

Non è scontato ciò che diventiamo o che possiamo diventare. Perché con le nostre piccole azioni, quelle che si trasformano in abitudini, possiamo passare dall’essere dei nullafacenti a delle persone che possono trasformare se stessi e il mondo intorno a loro.

Non è scontato quello che abbiamo. Perché potrebbe sparire da un momento all’altro. Non possiamo vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo della nostra vita, ma potremmo comportarci come se il nostro tempo su questa terra fosse limitato, come se non ci fosse abbastanza tempo per fare le cose che veramente contano.

E quali sono le cose che veramente contano? Stare a leggere i social media? Rimpinzarsi di cibo spazzatura? Fumare? Litigare?

Oppure passare del tempo, da soli o con le persone che amiamo nel modo che più ci fa stare bene? Imparando qualcosa di nuovo ogni giorno. Vivendo. Perché se un senso ci deve essere nel vivere, allora ce n’è uno solo.

L’unico senso della vita è viverla.

All right reserved – (c) Antonio Libertino

08. Donna e uomo

Un uomo senza una donna al suo fianco è ancora un uomo?

Lo è, ma si sentirà solo, nonostante si trovi in mezzo a una folla urlante.

Lo è, ma sarà incompleto, a metà, come se a una macchinetta del caffè mancasse il filtro per far salire il caffè.

Lo è, ma non saprà dove si troveranno gli asciugamani, le pentole e i calzini che lei ha ordinatamente disposto, anche se potrebbe cercarseli da solo, anche se potrebbe sistemarseli da solo.

Lo è, ma gli mancheranno i suoi immensi abbracci, le sue inespugnabili convinzioni – giuste o sbagliate che siano -, le sue cangianti lune, le sue intelligenti parole, i suoi baci colmi di passione, le sue dolci carezze, il suo essere semplicemente presente.

Lo è, ma gli mancherà l’altra metà del cielo – azzurra o grigia che sia -, la sua mascolina femminilità, la sua ossessiva precisione, il suo caotico ordine.

Lo è, ma la notte si girerà e si rigirerà nel letto, incapace di addormentarsi, perché non sentirà i suoi assonnati respiri, non sentirà il suo caldo corpo accanto al suo, non la potrà osservare al buio mentre dorme tranquilla accanto a lui.

Lo è, ma non si ricorderà più cos’è amare e sentirsi amato.

Lo è, ma gli mancherà la sua immensa forza per affrontare le sfide di tutti i giorni.

Sì, forse un uomo senza una donna al suo fianco è ancora un uomo, ma gli mancheranno quel guizzo e quel sorriso che renderanno la sua giornata piena di significato.

Diamo alle donne presenti nella nostra vita il valore che si meritano, oggi e ogni giorno. Non solo l’8 marzo.

Io mi impegno ogni giorno a farlo, anche se a volte ancora non so dove si trovano i calzini, gli asciugamani e le pentole…

All right reserved – (c) Antonio Libertino

07. Il mare delle informazioni


È come se vivessimo in un mare perennemente agitato. Un mare le cui acque sono fatte di informazioni. Come se quotidianamente una tempesta di notizie ci urtasse con le sue onde altissime e schiumose, capaci di travolgerci e farci affogare. Esperti, reali o improvvisati, seduti sulle loro comode poltrone, che spacciano le loro opinioni come fatti accertati, come se non ci fosse mai un altro lato della medaglia di qualunque cosa. Come se quello che è verità per loro non potesse essere falsità per altri.

Forse la realtà è molto più fluida di quello che possiamo immaginare e ci scontriamo come mosche all’interno di una valigia che viene portata verso una destinazione imprecisata da chi ne sa di più, da chi ha il potere di fare e agire… Mentre noi continuiamo a scontrarci, convinti ora di una cosa ora di un’altra, travolti da onde sempre più alte che continuano a confonderci.

Nemmeno se noi stessi vivessimo in prima persona degli eventi, nemmeno se avessimo gli strumenti per analizzarli, potremmo essere certi che, per il modo e nel momento in cui poi agiamo e raccontiamo, quelli che abbiamo vissuto siano dei fatti oggettivi. Perché chi racconta filtra attraverso i suoi occhi, le sue idee, le sue convinzioni, i suoi studi. E cerca sempre di adattare i fatti ai modelli che ha studiato. Perché se le cose non stessero in quel modo, nel modo in cui ha studiato, allora perché mai avrebbe sprecato così tanto della sua vita a studiare quei modelli? Perché mai?

E il mare si agita ancora, dividendoci, lasciandoci ignoranti o incapaci di vedere il quadro completo della situazione. E ci aggrappiamo ai rottami di una nave che è appena affondata o che sta per affondare. Per salvare la nostra pelle. E non quella degli altri.

All right reserved – (c) Antonio Libertino

06. Tempo

Cos’è il tempo? È il ticchettio di un orologio che scandisce i secondi, i minuti, le ore, i giorni, le settimane, i mesi e gli anni delle nostre vite. È quello che scorre inesorabilmente verso un’altra tacca dell’orologio o verso un altro numero sul calendario dei nostri anni. È quello che più sprechiamo quando ci mettiamo a fare cose inutili, come riempire le nostre teste di nozioni, informazioni e pettegolezzi che mai ci saranno utili, se non per buttare via una parte di quella vita che invece possiamo riempire di passioni, emozioni, gioia, sorrisi e risate.

Per sentirci vivi, per arrivare alla fine delle giornate, alla fine dei mesi, alla fine degli anni e ripercorrere con gratitudine i momenti belli che abbiamo creato e vissuto. Da soli o insieme alle persone che amiamo. Per arrivare al momento in cui andiamo a dormire e decidere cosa vorremmo cambiare in noi stessi, per eliminare in futuro tutti quei nostri modi di reagire che non ci sono piaciuti.

Perciò il tempo è l’opportunità che ognuno di noi ha in egual misura ogni santo giorno. Ottantaseimilaquattrocento secondi al giorno, che scorrono continuamente. E che allo scoccare della mezzanotte ripartono. Per essere sprecati. O per essere vissuti. A meno che non sia arrivata la fine… del nostro tempo.

All right reserved – (c) Antonio Libertino

05. Guerra

Chiusi nel bunker, sotto casa. È buio, manca la corrente elettrica. Sento le raffiche di mitra e le bombe scoppiare intorno a noi. I viveri? Non so per quanto dureranno.

Guardo negli occhi la donna che mi ha reso un uomo degno di essere chiamato tale. Lei mi guarda per cercare sicurezza e forza nel mio sguardo e nella mia postura. Lo stesso fanno i nostri figli.

Sono incerto, spaventato da quello che non ho mai vissuto prima.

Potrei prendere la mia famiglia e scappare verso il confine, ma andremmo tutti incontro a morte certa se ci mettessimo per strada a meno dieci gradi.

Ogni volta che posso scrivo ai miei amici, al sicuro nelle loro case per ora lontano dalla guerra, per raccontare quello che sta accadendo. Nessuno qui vuole la guerra. Ma i politici, quelli sì che la vogliono. Non si accorderanno. Non capiranno quello che stanno facendo accadere. Sarà la terza guerra mondiale e nessuno sarà più come prima.

Nemmeno noi. Forse non esisteremo. Non esisterà nulla di quello che abbiamo vissuto finora.

E allora mi fermo a guardare chi ricambia il mio amore ed esprimo quello che provo con le parole, con gli sguardi, con le carezze.

Scrivo ai miei genitori che abitano lontano e sono preoccupatissimi per me. Gli dico che non so se li potrò mai rivedere. Gli dico soprattutto che li amo e che li ho sempre amati e di perdonarmi se li ho fatti soffrire con qualche mia azione prima di questo momento.

Ho vissuto la vita che volevo. E la vivrò fino all’ultimo momento che mi sarà concesso. Perché è giusto così. Per me, per noi, per tutti voi che state leggendo queste righe.

All right reserved – (c) Antonio Libertino

04. Fiducia

Mio padre diceva: “Se non ti fidi sei fottuto”. Voleva dire che solo se hai fiducia in qualcuno puoi costruire un rapporto solido, che sia commerciale o personale.

Fiducia. Fiducia nel sapere che ci si sveglierà anche domani. Fiducia nel sapere che, il giorno dopo, il sole sorgerà di nuovo. Fiducia nel sapere che, il giorno dopo, quello che hai costruito ci sarà ancora. Fiducia nel prossimo. Fiducia nella persona che ami. Fiducia nelle piccole cose. Fiducia nella sicurezza di sapere che la tua posizione è immutabile nel tempo una volta che hai preso delle decisioni e hai compiuto delle azioni ben precise che ti hanno portato in quell’esatto punto della tua vita.

Forse tutto questo parlare di fiducia è sbagliato. Perché la vita non è statica. Si muove sempre. Verso quello che fai accadere, molto spesso. Verso l’imprevedibile, altrettanto spesso. Fiducia a volte è sinonimo di attaccamento e di aspettativa. Ci attacchiamo alle persone, alle cose, e ci aspettiamo che le persone e le cose agiscano e funzionino in un certo modo. E forse anche questo è tutto sbagliato. A volte crediamo che tutto ci sia dovuto. Lo diamo per scontato. Ma non è così. Niente ci è dovuto. Se crediamo di apprezzare le persone che ci stanno al fianco e quelle persone pensano che non le stai apprezzando per nulla, allora stiamo facendo qualcosa di sbagliato, senza rendercene conto. Ogni nostra piccola azione crea degli effetti. Che siano positivi o negativi, dipende solo dal punto di vista dal quale li guardiamo. Dipende dallo stato d’animo nel quale ci troviamo quando ci pensiamo. Dipende dal momento nel quale ci troviamo. Persino l’evento più terribile che possa accadere, qualunque esso sia, può considerarsi paradossalmente positivo se ci fa crescere e diventare delle persone migliori. Se ci insegna ad affrontare la vita. Se ci insegna a fare quello che siamo destinati a fare. Se ci insegna a comportarci da esseri umani. Se ci insegna anche a prenderci cura di noi stessi prima di tutto. Potrà sembrare egoistico, ma solo se si sta bene con se stessi si può stare bene con gli altri e accettare le imperfezioni che caratterizzano ognuno di noi. Sì, perché nessuno è perfetto. C’è sempre da migliorare, c’è sempre da imparare. C’è sempre da donare. Cosa, se non un po’ di se a chi ci circonda? Senza voler imporre a tutti i costi il proprio modo di pensare. Senza voler cambiare l’altro. Accettandolo. Accettando che ci saranno giornate nelle quali l’altro faticherà a sorridere. Accettando che si possono avere punti di vista diversi. Accettandolo e continuando a lavorare su se stessi. Ogni giorno.

Ecco perché penso che nemmeno la fiducia sia statica. Fidarsi di qualcuno forse è diverso dall’avere fiducia in qualcuno. Perché fidarsi è un verbo. Implica delle azioni. Da una parte e dall’altra. “Mi fido di te” è a volte più importante di “Ti amo”. Perché senza il poter contare l’uno sull’altro, l’amarsi non può esistere, se non nella fantasia di chi ci crede. E allora fidiamoci e lasciamo succedere quello che è giusto che accada, preparandoci ogni giorno, godendoci ogni singolo istante di questo dono meraviglioso che ci è stato donato: la vita!

Chissà se mio padre avesse ragione. Anche quando diceva che una volta perso questo “fidarsi reciproco”, allora dovevi chiudere il rapporto, sia che fosse commerciale, sia che fosse personale.

All right reserved – (c) Antonio Libertino

03. Gli asini non volano

Gli asini non volano. Gli asini ragliano. Perché se volassero e non ragliassero forse ci renderemmo conto di quanto straordinario è il mondo che ci circonda, di quanto straordinaria è la vita che ci è stata donata. Anche se ci sono delle cose che non ci piacciono, è tutto straordinario.

Già solo il fatto di poterci alzare dal letto dopo esserci affidati alle braccia di Morfeo ogni notte è qualcosa di straordinario. Già il fatto di potersi muovere, parlare, mangiare, fare l’amore, guardare, vedere, ascoltare, toccare, ridere e sorridere è qualcosa che non ha eguali.

Ma allora perché gli asini non volano? Perché gli asini ragliano? Perché forse nemmeno loro si rendono conto del fatto che – a seconda del padrone che si ritrovano – potrebbero vivere una vita meravigliosa. E allora perché noi esseri umani ci lamentiamo così spesso? Forse perché non ci rendiamo conto che il padrone che ci ritroviamo è quello che abbiamo in mezzo alle orecchie: il nostro cervello! Non ci rendiamo conto che possiamo sempre scegliere, qualsiasi cosa accada.

E allora ci mettiamo a ragliare. E non voliamo, nemmeno noi.

All right reserved – (c) Antonio Libertino

02. La musica e il ballo

Non sono mai andato d’accordo con la musica, né tanto meno con il ballo.

Non so perché, ma ogni volta che, a scuola, dovevo suonare, il cuore mi balzava in gola e allora ho cominciato ad averne paura. E lo stesso mi accadde quella volta che avevo provato a imparare a ballare. Non ho mai insistito con la musica, né con il ballo. Ne ho avuto paura, ho cercato di evitarli, e così facendo non ho fatto altro che aver paura della paura.

Evitare di evitare, questa dovrebbe essere una delle possibili soluzioni ai problemi che la vita ci pone davanti. Perché la vita è costellata di problemi, incomprensioni, lingue diverse che le persone parlano pur dicendo la stessa cosa, pur volendo la stessa cosa.

Non sono mai andato d’accordo con la musica, ma ricordo con piacere i versi di una canzone, un adattamento in italiano di Blowin’in the wind, di Bob Dylan. Me ne ricordo ogni volta che cerco una risposta a qualche domanda che mi frulla per la testa, perché penso che, come diceva quella canzone,

“Risposta non c’è, o forse chi lo sa… caduta nel vento sarà”.

E allora mi impegno a essere lucido, a fare del mio meglio ogni giorno, nonostante tutto e tutti, apprezzando chi è al mio fianco, chi condivide con me i suoi giorni, la sua vita, impegnandosi insieme a me a vivere al meglio, in modo un giorno di poterci guardare indietro e dire:

“Abbiamo fatto del nostro meglio. Siamo stati felici insieme. E quando non ci capivamo, dopo un po’ ci riportavamo al momento presente”.

Perché è il momento presente l’unico che possiamo vivere. Non il passato, perché è già passato. Non il futuro, perché ancora deve accadere. Ma il presente. Insieme. Anche se non ci sono risposte. Anche se ancora oggi non vado d’accordo con la musica. O con il ballo.

All right reserved – (c) Antonio Libertino

01. Scrivere

Scrivere, vedere le parole che si formano davanti te. Metterle per iscritto in modo che escano fuori da te. In modo che quello che c’è dentro di te possa uscire dalla parte più profonda e che, facendolo, tu possa stare meglio. Questo vedo nell’atto di scrivere. Mentre le mie dita toccano i tasti senza guardare, sento il mio essere urlare e dire: come posso continuare a migliorare per me stesso e per gli altri che mi circondano?

Anche questa volta non so quale possa essere la risposta a questa domanda che scaturisce da quella parte di me che sa che siamo qui per imparare qualcosa. Ma cosa c’è da imparare, se non l’imparare a vivere stesso, gioendo di ogni cosa bella che ci viene offerta e affrontando con calma e lucidità quello che la vita con ogni esperienza che ci fa vivere?

Forse la risposta è nelle domande che mi pongo.

Forse si tratta solo di decidere cosa voler fare e farlo, un passetto alla volta. Partendo dalla cosa più semplice che ci possa essere.

Magari un sorriso, perché – come ho letto già tanti anni fa – un sorriso donato agli altri arricchisce chi lo riceve e non impoverisce chi lo dona.

E allora sorridiamo alla vita, perché è giusto così. È giusto svegliarsi e pensare a tutte le cose per cui siamo grati. Perché sono davvero tante le cose per cui essere grati: la salute, gli affetti, il sole che spunta, la vita stessa.

E scriviamole queste cose belle per cui siamo grati e facciamo quel piccolo e semplice passo ora.

All right reserved – (c) Antonio Libertino