C’era una volta un essere che non sapeva di essere umano. Umano era, e non lo sapeva. Perché era umano? Forse perché nel momento in cui si accorse che poteva fermarsi in un posto e vivere del cibo che avrebbe potuto coltivare, cominciò a impigrirsi e a desiderare il cibo, le cose e i piaceri degli altri, nonostante ne avesse a sufficienza. Era un essere che credeva di essere buono, almeno finché non cominciò a far uscire il sangue dal corpo degli altri esseri, suoi simili. Era buono? No, non lo era. Aveva già abbastanza: aveva abbastanza cibo, aveva corpi caldi da abbracciare, aveva tanto altro, ma non si sentiva appagato. Desiderava sempre qualcos’altro. Quando vedeva che altri avevano più di lui, una sensazione inspiegabile gli partiva dalla bocca dello stomaco e gli faceva salire il sangue al cervello. Accecato di rabbia, in un modo o nell’altro, cominciava a perseguitare gli altri, colpevoli solo di aver lavorato un po’ di più per ottenere quello che avevano ottenuto. Li perseguitava fino a che non riusciva a prendersi tutto quello che avevano. Con la violenza. Perché lo faceva? Perché era un essere umano, ma non sapeva di essere umano.
Un giorno, nel suo villaggio arrivò un uomo molto anziano, pieno di rughe, tutto accartocciato su se stesso mentre camminava lentamente tenendo un bastone in mano. Non aveva nulla, tranne la logora tunica che aveva addosso e il suo sorriso. Era un sorriso che faceva venir voglia di sorridere a chiunque si fermasse per un attimo a osservarlo. Uno di quei sorrisi che ricorderesti per sempre se lo vedessi.
L’essere lo vide. Si mise a sorridere, ma non ne capiva il perché. Non capiva perché il vecchio fosse così sorridente e perché anche lui si sentisse diverso. Gli si avvicinò, per scoprire il suo segreto. Come mai quello straniero era così felice, nonostante non avesse nulla, nemmeno una scodella di cibo?
Glielo chiese e attese una risposta. Il vecchio uomo si fermò, si sedette e, dopo una lunga pausa, rispose.
-“Io sono un essere umano che ha capito che la felicità non dipende da ciò che possiedo, ma da come io scelgo di sentirmi”.
-“Cos’è un essere umano?”
-“È un essere pieno di imperfezioni che ha il potere di creare il paradiso… o l’inferno, per se stesso o per gli altri esseri umani che vivono su questa terra. Noi siamo esseri umani, anche tu lo sei”.
E fu in quel momento che l’essere che non sapeva di essere umano capì di essere umano. Non ci è dato sapere se da quel momento cominciò a cambiare, staccandosi dalle cose materiali e donando il suo sorriso agli altri. C’è chi dice che non cambiò per nulla e che continuò a fare del male agli altri esseri viventi. Ma c’è anche chi racconta che da quel momento si mise in viaggio, passando di villaggio in villaggio, a condividere il segreto che aveva scoperto. Fino a diventare anche lui un vecchio accartocciato su se stesso, ma tutto sorridente. Dopotutto era un essere umano: lo sapeva ormai. E aveva la possibilità di scegliere cosa creare su questa terra.
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